Critica su facebook la pubblicità di una scuola professionale foggiana: indagata giornalista

L’avviso di garanzia per diffamazione. La querelle tra Rita Saraò e l’azienda che aveva promosso una campagna pubblicitaria definita “simpatica ambiguità” è nata (e finita) sui social network (LEGGI LA POLEMICA). Dal mondo virtuale alle aule giudiziarie, però, il passo è breve: lo sa bene Marina Morpurgo, per anni cronista,  inviata de “l’Unità” ed ex caporedattore del “Diario”,  indagata dalla Procura di Foggia per aver usato, su Facebook, «espressioni denigranti»riferite al manifesto utilizzato, nel 2012, da una scuola professionale di Foggia, la SiRi.

LA DENUNCIA. A darne notizia è la stessa giornalista, che ha inviato una lettera all’edizione on line del settimanale “l’Espresso”, spiegando che l’avviso di garanzia è legato alla sua critica al manifesto che mostrava una bambina impegnata a truccarsi con il rossetto sotto la scritta “Farò l’estetista…ho sempre avuto le idee chiare”. Quel manifesto – spiega la Morpurgo – mi appariva offensivo e bruttissimo sotto vari punti di vista. La signora che ha sporto denuncia si ritiene denigrata perché ho scritto (lo leggo nella notifica) sulla pagina Facebook mia e loro: “I vostri manifesti e i vostri banner sono semplicemente raggelanti… Complimenti per la rappresentazione della donna che offrite… Negli anni Cinquanta vi hanno ibernato e poi svegliati?”.

DA ZIO PAPERONE AL TRIBUNALE. Mi viene contestato anche – prosegue – l’aver scritto (sulla mia bacheca), citando l’indimenticabile zio Paperone e parafrasando il loro manifesto, l’espressione: “Anche io ho sempre avuto le idee chiare, chi concepisce un manifesto simile andrebbe impeciato e impiumato”. Bastava chiedere scusa? La Morpurgo non ne è convinta. “Mi scuserei se avessi calunniato o diffamato, se avessi dato del corrotto, del ladro o del truffatore a qualcuno che non lo è. Ma la bruttezza e anche l’ambiguità di quel manifesto le confermerei anche mille volte, il fatterello di per sé è insignificante, ma per me rappresenta una questione di principio – la libertà di critica e di opinione – e i principi si difendono, anche a costo di seccature.”

LE PROCURE. Infine, la stoccata. “Zittire la gente è una gran brutta cosa, e mi dispiace vedere profuse energie giudiziarie in fatti del genere, come se le procure non avessero del lavoro serio da svolgere”.

Post recenti

Leave a Comment