Addio, Italia!

E’ questione di soldi, di disinteresse, di depressione. La crisi sembra essere più dentro di noi, che non fuori.  E non è un caso se le migliori energie, i giovani,  se ne vanno all’estero in cerca di opportunità. E’ questione di valori persi, dissolti in un egoismo che guarda l’altro con sospetto, con disprezzo, con pregiudizio, con odio.  E’ questione di lavoro che non c’è, che genera una disillusione negli italiani spingendoli sempre più lontano.  Negli ultimi cinque anni i residenti all’estero sono aumentati del 20%. Un esodo inesorabile. L’esodo è iniziato da tempo, e non accenna a fermarsi. Emigrare, per gli italiani, è diventato normale: dal 2007 ci sono più di 5 milioni di italiani che cercano lavoro senza trovarlo, e 1,6 milioni che hanno smesso di cercarlo, convinti di non trovarlo. Un paese che non da lavoro, è un paese che non da futuro.  <<L’emigrazione può essere un’esperienza di arricchimento del percorso professionale e personale>> ha dichiarato il presidente Giorgio Napolitano, <<ma dev’essere una scelta, non un obbligo>>. Ma di chi è la colpa se in Italia non c’è lavoro? Sono in molti a dire che la colpa è dei politici, altri invece affermano che la colpa è degli immigrati, che ‘rubano’ il lavoro agli italiani, che per colpa loro non c’è più lavoro qui in Italia ed è per questo che fuggono all’estero. In parte è cosi: le imprese chiudono, dal 2009 al 2012 hanno chiuso i battenti il 4,4% delle imprese, e nascono le imprese rette dalle donne(più di 5 mila) e dagli immigrati (+16,5%), ma agli italiani sembra che l’idea non sia abbastanza chiara, e continuano a lamentarsi della crisi, senza trovare o cercare il motivo per cui essa è nata. I sogni fuggono dall’Italia.

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