Ho provato anch’io a dimenticare, ma qualcosa si è mosso dentro me.

Sono passati pochi giorni dal giorno della memoria della Shoah,eppure tutto è come prima. Oramai il giorno della Memoria si è trasformato in un giorno qualunque, a differenza però, che questo giorno ha un’intestazione quella della Shoah. Quando si sente parlare di Shoah, o come forse è più comunemente chiamare  Olocausto? Ora ne si sente parlare solo una settimana prima del giorno in onore a tutti quegli innocenti che hanno perso la vita per crudeltà, per ostilità trasparenti ma soprattutto per indifferenza. Bisogna parlarne ogni giorno, una pillola di saggezza che non ha mai fine. Non si smette mai di ricordare il passato. E come disse un professore a me molto caro” il passato fa volare alto”.  Mi ha emozionata particolarmente  la lettura di uno dei suoi libri ,”Il silenziodei vivi” di Elisa Springer.
Vorrei trasmettere le mie sensazioni attraverso un passo di questo racconto: “Si continua a mettere in dubbio ,a negare che l’uomo comune abbia potuto generare i lager e in essi,cancellare milioni di esseri indifesi.Se tutto
così tristemente fosse, allora la mia stessa vita, la mia sofferenza e il mio dolore, non sarebbero mai esistiti. Ma io, Elisa Springer,ho conosciuto il tormento della mente e dell’anima,la solitudine della miseria umana,la negazione del sentimento della pietà,il dolore della morte degli affetti più intimi e delle persone più care,la disperazione di essere sola in questo mondo. Io, Elisa Springer, ho visto Dio. Nel fumo di Birkenau, che alzava al cielo il dolore del mondo, e spargeva sulla terra l’odore della sofferenza. Ho visto Dio. Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, inginocchiato a scavare dei solchi profondi sulla terra con le mani rivolte verso il cielo,
che sorreggevano i pesanti mattoni della indifferenza.
Ho visto Dio dare all’uomo forza, per la sua disperazione, coraggio alle sue paure, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore. Poi… lo avevo smarrito, avvolto dal buio dell’odio e dell’indifferenza, dalla morte del mondo, dalla solitudine dell’uomo e dagli incubi della notte che scendeva ad Auschwitz. Lo avevo smarrito…insieme al mio nome, diventato un numero sulla carne bruciata, inciso nel cuore con l’inchiostro del male, e scolpito nella mente dal peso delle lacrime. Lo avevo smarrito … nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane, coperta dagli insulti, le umiliazioni, gli sputi, resa invisibile dall’indifferenza, mentre mi aggirava fra schiene ricurve e vite di  orti senza memoria.
HO RITROVATO DIO… mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il
velo della mia oscurità.
Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime. Io ho vissuto per non dimenticare quella parte di me, rimasta nei lager, con i miei vent’anni”.
Termino questo articolo con una frase di Elisa Springer con un finale che lascia desiderare e riflettere…
“La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere . . . I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.”

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