UNA MOSTRA “SORPRENDENTE”

Si può senz’altro affermare che la mostra del prof. Antonio PAPAGNA ha riscosso successo! Ha “sorpreso” un po’ tutti scoprire questo suo lato artistico nascosto. È stata una rivelazione anche per me che lo conosco da quasi trent’anni : la sincera amicizia che ci lega risale alla metà degli anni ottanta   del………secolo scorso.

Quando mi recavo nella sua casa, egli mi mostrava il suo improvvisato “atelier”, un angolo del suo studio, pregno dell’odore di vernice e ingombro di tavole, barattoli e tubetti di colori, pennelli, spatole, raschietti, un misterioso miscuglio di polveri bianche che utilizzava e di cui mi spiegava la composizione ed altri utensili usati. Mi esponeva la difficoltà che incontrava e gli accorgimenti che utilizzava e tutto preso dal suo impegno declinava, a volte, il mio invito ad uscire per una passeggiata per le vie del centro.

Qualche giorno fa (era da alcune settimane  che non ci sentivamo) mi è arrivato un suo “sms” sul telefono cellulare: “Lunedì 16 alle ore 17:00 espongo i miei quadri al Pascal. Non mancare!”

Io non son un critico d’arte, ma sento la necessità di esprimere in queste poche righe le sensazioni provate nel guardare le sue opere esposte. In alcune di esse io intravedo una tendenza “naïf” nelle figure o “impressionista” nella resa dei colori, ben lontana ovviamente alla vivezza delle opere “en plein air” degli artisti ottocenteschi. Sono presenti nelle realizzazioni del nostro “Artista” temi ricorrenti: il cielo, gli alberi, il mare, gli uccelli, figure alate. Esse raffigurano su tavole le sensazioni dell’Autore, la sua persona, le sue aspirazioni svelate e, allo stesso tempo, celate e sublimate nelle simbologie utilizzate. “L’ Albero Vitruviano” che ci ricorda “L’Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci rappresentato anche sulle monete da 1€ cosa simboleggia se non l’Autore che rappresenta se stesso? Un albero ben piantato al suolo con i rami spogli che si protendono verso il cielo, metafora dell’Uomo nella sua concretezza, che può contare solo sulle proprie forze, che aspira a mete più alte, ma che è impedito a realizzare perché saldamente  radicato alla Terra (le responsabilità quotidiane, i legami famigliari e sociali, gli obblighi ai quali non possiamo sottrarci). Il quadro senza titolo che raffigura un uomo alato sul carretto tirato dal cavallo esprime lo stesso tema della fatica dell’Uomo che deve procedere sulla propria strada terrena anche se ha le potenzialità per volare. La necessità di esprimersi liberamente, senza costrizioni , di volare alto per realizzarsi librandosi come una rondine finalmente svincolata da ogni ostacolo o legame balza evidente nel quadro “Sempre Solitaria”. Le sensazioni di libertà, di forza  creativa, di carica espressiva, di affermazione di sé e delle proprie abilità vengono rese dalla rappresentazione del mare, il cielo, dei paesaggi, degli animali che sono quasi sempre agitati o burrascosi, movimentati, in lotta tra di loro.

L’Autore dimostra una spiccata sensibilità per le tragedie del mare di cui sono vittime gli extra-comunitari ,come si evince nei quadri “Sirena Italia”, “Migrantes” e “L’Urlo di Mohamed”, oltre che per il degrado ambientale icasticamente presente nei quadri “Ira di Giove” che sfocia, addirittura, in una visione catastroficamente apocalittica sintetizzata nel quadro “This is the End”.

Anche l’Amore, è rappresentato allegoricamente nelle figure degli uccelli: su sfondo scuro, quando l’Artista raffigura quello sensuale; su sfondo celeste, splendente, luminoso quando egli vuole rappresentarlo nella sua espressione più pura, come nei quadri “Ti Voglio” e “Arrivo e Partenza”. È l’Amore che trionfa!

 

* professore in pensione.

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