Diario di bordo: giorno 10

Equilibrio. È tutta una questione di equilibrio. Aspettiamo le 18, impazienti. 

Ma impazienti di cosa? 

Di sentire il “bollettino di guerra“? Di sentirci dire che ormai abbiamo superato anche la Cina?

Ci vantiamo – in modo ironico – dicendo che “miriamo al primo posto“, ma poi, quando sentiamo quei numeri così grandi, quando vediamo quelle cifre scorrerci dinanzi gli occhi, restiamo interdetti.

Per un attimo perdiamo il nostro equilibrio. Troppo precario, forse. 

Questo non è il “virus cinese”. Questo virus dipende da tutti noi. 

Magari abbiamo interrotto quell’equilibrio della madre Terra. 

E forse lei sta cercando di ricostituirlo. 

Eppure, prima della scoperta del Coronavirus, siamo stati capaci di distruggere ambienti come l’Amazzonia e l’Antartide

E non è un caso che gli animali non si ammalino. 

Magari, tra qualche anno, i grandi imprenditori si annoieranno dei loro resort in Sardegna e decideranno di spostarli in Antartide. Perché lì ora è più cool! (come direbbero i ragazzini)

E forse, in queste settimane saremo anche riusciti a ridurre l’inquinamento delle polveri sottili, ma i morti no.

E la paura alimenta altra paura. 

E magari il discorso può anche sembrare privo di un nesso logico. 

E forse lo è. Ma forse anche no. 

E tutti quei veicoli militari che portano i morti via da Bergamo perché lì, ormai, anche i cimiteri sono saturi, fa un po’ accapponare la pelle. 

E pensiamoci due volte quando ci viene quella voglia matta di uscire fuori e fare i bellocci. Pensiamoci.

Perché, finché non capita sulla nostra pelle, ci sembrerà sempre tutto così lontano. 

Ma lontano non lo è affatto.

E così, giusto per ricordarlo, mi piace citare una frase del cantautore Ermal Meta: “Equilibrio… è tutto quello che serve.”

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