In piena seconda ondata della pandemia: ecco la risposta dell’Europa

Dall’inizio della pandemia le restrizioni sono state diverse. Nella primavera del 2020 l’Europa si è vista costretta ad imporre il completo lockdown, al fine di contenere in qualche modo l’espandersi del contagio. Dopo un’estate in cui nessuno sembrava avere più paura del virus, il numero dei casi sta avendo una nuova impennata. I governi delle varie nazioni europee sono stati costretti a prendere misure sempre più restrittive.

Dal 5 novembre la Germania ha disposto un nuovo lockdown: chiusi bar, ristoranti, divieto per gli alberghi di accogliere nuovi turisti. Anche gran parte degli altri paesi europei sta adottando misure di contenimento del virus, datosi che l’Europa è di nuovo al centro della pandemia.

L’Europa però sta utilizzando misure non guardando al futuro e mirate ad evitare il peggio. Infatti un aumento dei contagi porterebbe a un collasso del sistema sanitario. L’Europa ha risposto alla pandemia basandosi maggiormente sulla scienza rispetto agli Stati Uniti, ma rispetto alla Cina non è riuscita a fermare il contagio completamente.

Diversamente dalla primavera, c’è il calo delle temperature che rema contro la riduzione del contagio.  Contribuisce anche il fatto che la maggior parte delle nazioni non ha chiuso le scuole come invece è successo nella prima ondata.

Una cosa che ci ha suggerito il primo lockdown è che formulare il dibattito come una scelta tra sanità pubblica ed economia, è sbagliato. Poiché a lungo termine avere una diffusione incontrollata è molto peggio per l’economia. Inoltre, incominciare tardi ad imporre restrizioni porterà ad una maggiore durata di esse. In questo momento l’unica cosa che possiamo fare è rispettare le restrizioni ed evitare il contagio affinché questa situazione si risolva al più presto possibile.

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