Giovanni Rinaldi e i treni della felicità. Quarto incontro del ciclo a cura di Biblioteca, Provincia e Ubik Foggia

Quei vagoni solidali che unirono l’Italia. Mercoledì 27 ottobre, ore 18.30. Nell’Auditorium della Biblioteca di Foggia “La Magna Capitana”

Lo scrittore e storico presenta il suo libro dal titolo:  “C’ero anch’io su quel treno” (Solferino libri)

Vent’anni di ricerca ben valgono una delle migliori storie italiane di sempre, quella che unì Nord e Sud in uno straordinario ponte di solidarietà in grado di coinvolgere società civile e famiglie di diversa estrazione sociale, salvando dalla fame e dall’analfabetismo i bambini meridionali del secondo dopoguerra. È la missione da storico e umanista messa in campo da Giovanni Rinaldi che, a distanza di oltre dieci anni, torna sull’argomento dei treni della felicità: mercoledì 27 ottobre, alle ore 18.30, l’autore presenta il suo nuovo libro dal titolo C’ero anch’io su quel treno (Solferino, 2021) nell’auditorium della Biblioteca “La Magna Capitana” di Foggia. L’incontro è il quarto del mese, parte della rinnovata rassegna Fuori Gli Autori…Continua, organizzata insieme con libreria Ubik e Provincia, e patrocinata da Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese. A conversare con l’autore sarà la bibliotecaria e scrittrice Roberta Jarussi. L’ingresso all’evento è libero, fino a esaurimento posti (green pass obbligatorio).

C’ero anch’io su quel treno (SEM, 2021). «I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c’era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. Bambini rimasti soli o con parenti anziani che non avevano la forza e i mezzi per curarsi di loro.» Così scrisse Teresa Noce, dirigente dell’Udi, Unione donne italiane, che fu l’anima del grande sforzo collettivo avviato all’indomani della Seconda guerra mondiale per salvare i piccoli del Sud condannati dalla povertà. Li accolsero famiglie del Centro-Nord, spesso a loro volta povere ma disposte a ospitarli per qualche mese e dividere quel che c’era. Un’incredibile espressione di solidarietà che richiese un intenso lavoro logistico, con il coinvolgimento di medici e insegnanti. E che non fu priva di ostacoli, tra cui la diffidenza della Chiesa timorosa dell’indottrinamento filosovietico, con qualche parroco che avvertiva: «Se andate in Romagna i bimbi li ammazzano, se li mangiano al forno». Giovanni Rinaldi raccoglie queste storie da oltre vent’anni: partendo dalla sua terra, il Tavoliere delle Puglie, ha viaggiato in ogni regione d’Italia parlando con tanti ex bambini dei «treni della felicità». Franco che non aveva mai dormito in un letto pulito. Severino che non era mai andato in vacanza al mare. Dante che non sapeva cosa fosse una brioche. Rosanna che non voleva più togliere l’abito verde ricevuto in regalo, il primo con cui si sentiva bella. Con le loro voci e un’accurata ricostruzione storica disegna un mosaico di testimonianze di prima mano, divertenti e commoventi: il ritratto di un’Italia popolare eppure profondamente nobile.

Giovanni Rinaldi. Nato a Cerignola (1954), è ricercatore di storie orali, fotografo e documentarista antropologico. Ha fondato e diretto il Progetto Casa Di Vittorio. È autore di La memoria che resta. Vita quotidiana, mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia (con Paola Sobrero, 1981, n.e. Aramirè 2004) e di I treni della felicità. Storie di bambini in viaggio tra due Italie (Ediesse 2009).

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