Il fallimento Juve parte dalla lontana estate del 2019

La sensazione era nell’aria, già contaminata, che il tifoso juventino respirava nell’anno di Maurizio Sarri. Qualcosa stava svanendo ed era arrivato il momento di affidarsi a una nuova mentalità.
L’idea era una ed una sola: dare alla Juventus un’idea di gioco propositiva che le permetta di comandare la partita senza dover soffrire rintanata nella propria metà campo, alla ricerca di difendere l’1-0. Ma Sarri fallisce, con poche colpe. Un mercato che gli offre giocatori inadatti, probabilmente in dissenso col mister già dalle prime settimane verso la ricerca del “Sarrismo” che sarà solamente un lontano ricordo.

La società non attende, non opera economicamente per il tecnico toscano e l’uscita agli ottavi di Champions League col Lione è fatale. Si passa così a una scelta di presunzione, coraggio e sana follia: Andrea Pirlo. Adesso c’è bisogno di tempo, di uomini che si mettano al servizio dell’ex calciatore che vuole proseguire con la mentalità dell’annata precedente ma il ciclo di dominio bianconero in Italia termina e in Europa segue un’altra delusione col Porto. Andrea Agnelli, a questo punto , ritratta le scelte dell’agosto 2020 ammettendo di aver sbagliato per aver affidato “la Ferrari a un neopatentato” senza aver voglia e pazienza di aspettarlo. È come se la società non volesse guardare in faccia la realtà di una squadra ormai bollita.

Si va avanti come un cavallo coi paraocchi e allora si imbocca la strada del passato per costruire il futuro: da qui passa il fallimento di un progetto durato due anni senza aver apportato alcun cambiamento, alcun esito positivo.
Richiamare Allegri dopo averlo cacciato per tentare di salvare una squadra ormai persa, inadatta per giocarsi lo scudetto è difatti un fallimento.
Si è passati dall’idea di dare alla Juventus il cosiddetto “bel gioco” a tornare sui propri passi, incoscienti di quanto col tempo le cose si siano ormai logorate.
È impensabile che Max possa risolvere errori di anni, è impensabile che solamente lui sia la chiave della porta per tornare a vincere e convincere. Si perché si è passati da avere un centrocampo che faceva invidia a tutt’Europa, con Pirlo, Pogba, Marchisio e Vidal, ad avere mezzi centrocampisti che non meritano neanche di indossare la maglia bianconera. Si è passati da avere Cristiano Ronaldo a non avere un centravanti da 30 gol a stagione. E pensare che era ritenuto lui il vero problema della Juventus. E ancora, si è passati da avere campioni ad avere ragazzini che non possono sopportare da soli il peso di sfide importanti come la Champions League.

La verità è che il fallimento, il cui culmine lo si sta avendo in queste ultime settimane, è figlio di scelte sbagliate, azzardate e presuntuose di una società incapace non solo di programmare il proprio futuro ma anche di riformare una rosa che si metta al servizio delle idee del proprio allenatore e degna della storia della “Vecchia Signora” che, ormai, sembra solo un lontano ricordo dopo nove anni di dominio assoluto, senza alcuna rivale che le potesse tener testa.
Sono i giorni in cui la società sta facendo i conti con la realtà comprendendo di aver sbagliato tante, troppe volte.
E non meravigliamoci se ieri sotto la curva si sono presentati solamente cinque uomini, probabilmente gli unici all’interno dello spogliatoio, col coraggio e l’umiltà di chiedere scusa ad un popolo affranto ed arrabbiato che non riconosce più la sua Juve.

Comincia il tempo della calma e della pazienza, si deve rifondare e ripartire dando fiducia al mister, senza far rinvenire l’impazienza avuta con Sarri e Pirlo, e mandando via chi quella maglia non merita di vederla neanche lontanamente.
Il tifoso juventino indica la via di guardare in faccia la realtà e di avere coraggio di non ripetere errori così come si susseguono dall’estate del 2019.

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