Strage di criceti ad Hong Kong: capiamo insieme il perché

Le autorità di HongKong ordinano l’uccisione dei criceti, più di 2000 animali sono a rischio, una strage.

Ogni giorno che passa, sono numerosi i criceti che muoiono. Ma perché tutto questo? Facciamo un passo indietro.

Giorno 18 gennaio 2022, in un negozio di animali, un acquirente e un impiegato, scoprono di essere positivi al virus covid-19, presumibilmente  dopo essere stati a contatto con un criceto anch’esso positivo. Criceti provenienti dall’ Olanda.

Ma quindi anche gli animali possono contrarre questo virus e trasmetterlo all’uomo? Beh teoricamente no, ma per ‘precauzione’ le autorità hanno ordinato che chiunque abbia acquistato un criceto dal 22 gennaio in poi è tenuto a portarlo in un centro di analisi per dei test. Al termine dopo aver ottenuto i dati necessari il criceto sarà automaticamente soppresso, non si potrà per nessun motivo rientrare a contatto con il proprio cucciolo. 

Anche portarlo a prendere un pò d’aria può quindi essere pericoloso…è necessario tutto ciò? Sicuramente dove non si conosce è giusto mettere le mani avanti prima di creare altre problematiche. Ma arrivare al punto di sopprimere povere bestioline innocenti? 

A questo punto, ora è toccato ai nostri amici criceti, ma se il virus lo contrassero e lo trasmettessero anche altri animali, un altro giorno potrebbe capitare ai gatti o ai cani, che facciamo uccidiamo innocentemente anche queste altre povere creature? A volte è necessario correre dei rischi per salvare delle vite.

Ciò che fa pensare, è il secondo caso ‘particolare’ che si è verificato dopo quello dei criceti. Le poste cinesi hanno attribuito il primo contagio Omicron a una lettera proveniente dal Canada, ordinando la disinfezione di tutta la corrispondenza proveniente dall’estero. La disinfezione va bene, ok, ma possibile che il virus abbia percorso mezzo emisfero e sia rimasto ancora pericolosamente attaccato alla busta delle lettere!? 

Viene da pensare, a poche settimane dall’inizio delle olimpiadi invernali di Pechino, che pur di dimostrare che in Cina non ci siano casi li attribuiscono a tutto ciò che provenga dell’estero.

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