A proposito dei percorsi PCTO

La tragedia di Udine ha riportato alla ribalta il dibattito sull’alternanza scuola-lavoro ora PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento).In primo luogo, anche se Lorenzo non stava svolgendo PCTO in quanto frequentante un corso Ie FP che prevede in modo strutturale attività “duale” tra aula e azienda, credo che ogni dirigente scolastico del secondo ciclo, ogni referente e tutor di PCTO, ogni docente abbiano avvertito una stretta al cuore più forte degli altri, di fronte a questa assurda morte. Il dibattito che è letteralmente traboccato da media e social appare però avvelenato, esattamente come quello sulla DAD/DDI. Un’ampia fascia di commentatori ha rapidamente ricollegato il tragico evento di Udine all’odiatissima Legge 107 (ormai praticamente svuotata di contenuti ma ancora feticcio in grado di scatenare certi animi), al neoliberismo, a Renzi, alla mai sopita avversione per l’alternanza. Sarebbe un gravissimo errore cavalcare questa nera onda per “dare la spallata” al PCTO. Si tratta delle attività che, assieme a quelle laboratoriali, sono mancate maggiormente nei due anni della pandemia e stanno ripartendo in questo periodo tra mille difficoltà. Si può chiedere agli studenti, per conferma! Soprattutto negli istituti tecnici e professionali, è un componente essenziale del curricolo che già a scuola, come è ovvio, prevede intense attività pratiche. Per i licei, è un’occasione importante soprattutto ai fini orientativi. I tutor e i referenti scolastici dei PCTO stanno svolgendo in questo periodo un lavoro enorme di ricerca, contatto, valutazione, verifica sulle aziende disponibili all’accoglienza degli studenti. Un lavoro difficile, un compito arduo anche per le aziende, per le quali ospitare studenti è un impegno, che gli imprenditori più illuminati considerano un investimento, ma non certo un modo per avere manodopera gratis. Va tutto bene, dunque? No, per niente. È difficile trovare aziende affidabili e disponibili, non è facile incrociare le aspirazioni degli studenti con l’offerta, in alcune aree del Paese tutto ciò è difficile al cubo, come si è visto purtroppo si deve ancora lavorare e vigilare sulla sicurezza la quale deve essere il primo dei pensieri. Ma non togliamo ai nostri studenti questa opportunità. Faremmo un grave torto anche a Lorenzo, rendendo inutile la sua ingiusta e atroce morte.

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One Thought to “A proposito dei percorsi PCTO”

  1. Antonio

    Buongiorno, mi chiedo di chi sia la penna di questo articolo, troppe informazioni che un “semplice alunno”, di solito, ignora.
    A quale progetto politico culturale e sociale risponde il PCTO?
    Al tentativo di “rispondere” alle esigenze del mercato: di certo fornisce un serbatoio inesauribile di manodopera gratuita per le imprese (si poteva pensare ad un giusto riconoscimento pecuniario e/o al versamento dei contributi previdenziali).
    Invece, attraverso l’abbassamento complessivo del costo del lavoro e quindi l’aumento dell’estrazione di plusvalore assoluto si affianca la nota ideologica del fenomeno, ossia costruire un nuovo tipo d’uomo, pienamente forgiato nell’ottica del mercato e felice di farne parte, felice di andare al lavoro senza vedersi corrisposto alcun diritto. “Lavora e zitto! Ce ne sono altri 1000 che ti sostituiscono se solo provi a recriminare un tuo diritto”, cit.
    Eppure la Puglia è famosa per lo sfruttamento dei lavoratori…
    Voi della scuola avete mai spiegato ai lavoratori in PCTO (perchè gli studenti sono assimilati a loro quando lavorano, quando vanno nei laboratori) che il compenso è un elemento costitutivo del contratto di lavoro?
    E poi vogliamo parlare del diritto dei docenti?
    La cosiddetta Alternanza porta con sè un aspetto prettamente sindacale quando richiama al CCNL, poiché il Contratto Nazionale non prevede, almeno per ora, l’Alternanza Scuola Lavoro tra gli obblighi di un docente. Non è un caso che l’attività di tutoring venga retribuita con fondi appositi, per incentivare la partecipazione dei docenti.
    E anche molti soldi arrivano alle scuole per IFS e Alternanza, senza una reale ricaduta formativa per gli alunni che, soprattutto nei licei, non hanno quella forma pratica bensì teorica d’insegnamento e spesso, vengono utilizzati, per fare fotocopie.
    La battaglia nei decenni passati era aprire alla formazione i luoghi di lavoro, oggi, in virtù del rovesciamento dei rapporti di forza (il bagaglio di diritti dei lavoratori si assottiglia sempre più, non da ultimo la cancellazione proprio a firma Renzi dell’art. 18 ma vale per ogni forza politica da 30 anni a questa parte), rovesciato è anche il rapporto tra formazione e lavoro: la scuola è relegata ad avviamento al lavoro, prepara all’accettazione di un futuro di lavoratori precari, senza diritti e avvezzi al lavoro gratuito, perchè “sei fortunato che hai trovato un lavoro”.
    Mi fanno sorridere i sostenitori delle competenze e del “saper fare”, “imparare ad imparare” e tutte le conseguenti frasi vuote e senza alcun significato nella realtà.
    E’ a scuola che le attività pratiche si palesano come strumento di apprendimento e possono essere sperimentate con profitto solo nell’ambito formativo scolastico (altro che ridurre le ore di laboratorio come avvenuto dal 2015 in poi), come didattica laboratoriale unita alla riflessione sui contenuti teorici che si studiano, imprescindibili quali strumenti di creazione di identità e consapevolezza sociale.
    Non certo nell’ambiente dell’impresa, dove la dimensione formativa è del tutto assente, del tutto assente è il merito (soprattutto in Italia, ecco perchè moltissimi giovani trovano altrove la fortuna che qui non è possibile avere senza santi in paradiso) senza dimenticare poi come la “riforma” Gelmini ha sensibilmente ridotto proprio le ore di laboratorio, specie negli istituti tecnici e professionali; inoltre, il taglio delle ore delle materie culturali nei Licei (esempio evidente la riduzione delle ore di Storia) e l’aumento del numero di alunni per classe riduce sensibilmente i margini a disposizione dei docenti per la sperimentazione di pratiche didattiche a carattere seminariale e laboratoriale.
    Facendo nascere nella popolazione l’esigenza di una didattica meno “ingessata”, il mondo del mercato e dell’impresa si è aperto un varco nel mondo della scuola, un passo alla volta, a partire dalle scuole più indirizzate all’impiego lavorativo immediato, per arrivare a quelle che sono sempre state considerate preparazione ai percorsi universitari e quindi “al sicuro” da questi processi, i licei.
    E la creatività? Lascio cadere un velo pietoso: nessuna considerazione per le belle arti (il canto, la musica e l’arte) con tagli spaventosi alle ore di queste Discipline, con la chiusura di Università e Accademie proprio a foggia, ricordate?
    Voi DS, docenti e lavoratori del mondo della scuola tentate di difendere a spada tratta un importante introito per il Programma annuale scolastico (leggi Bilancio), per i vostri rapporti (è un eufemismo) con gli enti e le aziende locali, come avete difeso a spada tratta (proprio voi del Pascal) la DaD (ah no, adesso è DDI!) quale è il PCTO e tutti i progetti PON che vi permettono di introitare soldi ma siete miopi davanti a certe criticità, eppure sono enormi!
    Non vi giustifico, l’Alternanza va riformata: via dalla scuola (magari un percorso dopo l’esame di Stato per chi vuole iniziare a lavorare).
    E’ la scuola che deve insegnare “il lavoro” con l’attività laboratoriale unita alla teoria del Diritto.
    Un ultimo pensiero va allo studente morto di cui non avete riportato neanche il nome (vergogna) Lorenzo Parelli, anni 18, morto per causa di lavoro.
    E’ in sua difesa che scrivo così accoratamente.
    Voi ricordatevi di distinguere il PCTO dai corsi regionali IeFP….

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