“Uno, due, tre… Infinitamente Grazie”

“Uno, due, tre… Respira Luca”, questo è il ritornello che ripeto nella mia mente nei momenti di difficoltà e negli attimi che segnano la cesura di ormai vecchi ricordi. Ed è ciò che sto provando a ripetermi in questi giorni mentre cerco, invano, di provare a riassumere il susseguirsi di emozioni che si sono racchiuse in un ciclo lungo cinque anni che mi ha visto arrivare ragazzino e lasciare quasi che sono uomo.
Ogni angolo del “Blaise Pascal” ha una storia a sé. Porta la storia di docenti, compagni e personale vario che non potrò mai dimenticare.
Innanzitutto c’è un’intera classe dove le mie gioie e paure le si leggevano, quasi trasparivano, negli occhi degli altri, vivendo le ore che ci univano tra quei maledetti ma, mai così tanto amati banchi, in simbiosi che ci ha portati ad essere gruppo prima ancora che famiglia.
Indimenticabili le ansie prima di un compito o di un interrogazione, le risate sincere che sdrammatizzavano momenti difficili, le litigate perché altrimenti non ci sarebbe stato minimamente gusto.
Indimenticabili siete voi, siamo noi.
Ho sempre amato l’idea di creare rapporti umani con i professori, sempre col dovuto rispetto, e non fatti di distacco, quasi di timore reverenziale e, seppur con qualche divergenza di vedute, non potrò far altro che portarvi nel cuore perché, inevitabilmente, siete stati maestri di vita.
Grazie a voi, alla nostra preside, ai nostri vicepresidi, all’indimenticabile personale ata e ai nostri segretari, al nostro bar colpevole di infinite passeggiate, all’avventura provata nel giornale scolastico “ilSottosopra”, ho assaporato il vero significato di vivere la scuola ed è, forse, proprio per questo che oggi fa più male.
Eh quindi respira Luca perché adesso comincia un nuovo percorso di vita, senza dimenticare di voltarti alle spalle e guardare al passato, a tutto ciò che è stato, con gli occhi della gratificazione e di una sana ed inguaribile malinconia.
“Uno, due, tre… Infinitamente Grazie”.

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