3.500 posti occupati per Il King Del Rap

È difficile saper spiegare a parole cosa si prova per un determinato artista.

Io credo che ognuno di noi abbia un’artista nel proprio cuore, che magari gli abbia insegnato qualcosa o che gli abbia fatto compagnia durante tutta la propria infanzia e lo abbia fatto sentire meno solo.

Spiegare a parole è quindi impresa ardua, ma lo è ancora di più saper descrivere i propri pensieri, i propri dubbi e le proprie emozioni. Cose che spesso non hanno una logica ben precisa perché vengono dal cuore, e sono così personali ed intime che è riduttivo restringerle in un unico campo come quello musicale. Soprattutto se poi, si vuole essere compresi da tutti e si vuole dare uno stampo speciale al proprio prodotto e alla propria arte, senza ovviamente banalizzarne il contenuto.

Ogni persona ha almeno un qualcosa che l’accomuna con un’altra persona dall’altra parte dell’emisfero. Non tutti diamo lo stesso valore d’importanza e di rilevanza alle stesse cose, c’è chi predilige una cosa e chi ne predilige un’altra.

Per quanto riguarda la musica, quello che per me è indispensabile e non può mai mancare è la scrittura. La musica in primis è melodia, strumenti, accordi, arpeggi e suoni. Ma se poi si va a sfociare nelle parole allora per me esse devono essere di vitale importanza. Se vuoi dire ed esprimere qualcosa, devi saperlo fare al massimo delle tue capacità, perché bisogna sempre pensare che, una cosa che pensi di aver fatto bene, qualcuno l’ha già fatta meglio.

Sono cresciuto in una casa dove si ascoltavano i Pink Floyd, Battisti, Vasco Rossi, Elisa e Michael Jackson. Ma apparte quest’ultimo, che rimane tutt’ora il mio artista preferito della storia, gli altri non mi dicevano niente. Non perché non fossero bravi, ma perché non parlavano del mio quotidiano e di ciò che vivevo ed ero troppo piccolo per capire ciò che volessero comunicare. E si sa, si apprezza sempre di più un’opera in cui ci si può rispecchiare. Ed io non potevo rispecchiarmi e farmi piacere una canzone il cui testo non mi garbasse.

Poi arrivò Marracash.

Lui è il motivo per cui ringrazio la lingua italiana di esistere, la persona che traccia il confine tra artista di strada e poeta moderno, quella stessa persona che mi ha fatto innamorare ancora di più della scrittura, sapendole dare il giusto valore, e facendomi rimanere incredulo su come lui non sia ancora stato inserito nei libri di letteratura italiana.

Non è da tutti vincere una targa Tenco, soprattutto se lo si fa attraverso uno dei generi della musica italiana più malvisti: Il rap.

Marra non è solo bravo a scrivere, è un genio, per i concetti che esprime e per come gli esprime, passare da raccontare il disagio e i valori della periferia al ringraziare gli amici ed i genitori passando per tracce contro il sistema e l’omologazione culturale che in questo periodo ci sta avvolgendo a causa di sempre più volere d’indipendenza e di suddivisione della società nelle varie categorie e nei vari generi. Dagli influencer ad i finti ricchi, gli arrivisti e le scalatrici sociali, i dipendenti dai social e i dipendenti reduci da una relazione tossica. Tutto questo è Marracash.

E non potevo non andarlo a vedere.

Persone Tour è il tour di concerti organizzato da Marracash e tutto il team che gli sta dietro per poter sovvertire alla mancata presenza sui palchi del suo volto da ben prima che si iniziasse a parlare di covid e da ben prima che facesse uscire non uno ma addirittura due nuovi dischi: Persona (Il disco più venduto del 2020 nonché il più certificato degli ultimi anni) e Noi, Loro e Gli Altri (Che per l’appunto è l’album ad avergli fatto valere la targa Tenco).

Una volta comprato all’ultimo momento un biglietto per il concerto del 2 Ottobre a Roma parto da solo con il pullman, senza amici né parenti, pronto per affrontare questo viaggio e questa gloriosa fantastica nuova esperienza.

È una di quelle cose che almeno una volta nella vita devi concederti, solamente la furia e la foga di uno stadio intero che canta a squarciagola per due ore di fila canzoni che hanno fatto la storia di Marra e del rap in generale è già un motivo molto valido per cui bisognerebbe andarci. Gli ospiti erano innumerevoli: Noemi, Coez e Sfera Ebbasta sono stati solo alcuni dei nomi presenti lì quella sera. Una sera davvero da non dimenticare.

Ogni volta che mi guardavo attorno vedevo soltanto l’emozione negli occhi dei fan, delle più variegate età, che stavano assistendo a quel gigantesco evento, e che mi guardavano strano perché ero il solo che sapeva a memoria tutte quante le canzoni che venivano cantate dalla bocca di Marra. Se non lo avete mai ascoltato o non siete mai stati ad un suo concerto fatelo perché potrebbe essere l’unica scelta di cui non dovrete mai dubitare. I suoi concerti sono sinonimo di garanzia.

Per chi fosse interessato, ecco la scaletta delle canzoni portate in tour:

  • Body parts – I denti
  • Qualcosa in cui credere – Lo scheletro
  • Pagliaccio
  • Cosplayer
  • Bravi a cadere – I polmoni
  • Crazy Love
  • Quelli che non pensano – Il cervello
  • Gli altri (giorni stupidi)
  • Noi / Appartengo – Il sangue
  • Nulla accade
  • Dubbi
  • Laurea ad honorem
  • G.O.A.T. – Il cuore
  • Neon – Le ali
  • Io
  • Poco di buono – Il fegato
  • Nemesi
  • Badabum cha cha
  • Supreme .L’Ego
  • A volte esagero
  • King del Rap
  • Scooteroni
  • Cashmere
  • Sport
  • Salvador Dalì
  • Tutto questo niente – Gli occhi
  • Niente canzoni d’amore
  • Madame – L’anima
  • Brivido
  • Crudelia – I Nervi
  • 64 Barre di paura
  • Infinity Love

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