Quasi 37 anni fa, a Chernobyl, si è verificato il più grave incidente nucleare della storia. Da allora è stata creata una “zona di alienazione”, che circonda l’area della di Chernobyl per un raggio di circa 30km.
In quest’area disabitata vagano, tra gli edifici in rovina e abbandonati, moltissimi cani, riuscendo a trovare del cibo e a riprodursi in condizioni estremamente difficili.
Di questi animali si è occupato uno studio pubblicato su Science Advances e condotto dal National Institutes of Health degli Stati Uniti. Il team, guidato da Elaine Ostrander e Timothy Mousseau, ha prelevato il sangue da circa 300 cani nati e cresciuti in questi anni intorno alla città spettrale e da questo studio è stato evidenziato che questi cani sono stati modificati geneticamente dall’esposizione alle radiazioni.
I risultati dello studio hanno mostrato le modifiche genetiche avvenute negli animali, permettendo agli studiosi di comprendere il funzionamento del Dna in risposta a disastri come quello di Chernobyl.
Ora, l’obiettivo dello studio sarà quello di capire quali dei cambiamenti genetici sono riconducibili alle radiazioni e quali ad altri fattori, in modo da riuscire a stabilire anche come il corredo genetico umano potrebbe reagire di fronte a simili agenti esterni.