JJ4: l’orsa in attesa di giudizio

JJ4 l’orsa che ha ucciso il runner Andrea Papi il 19 aprile 2023 a Trento, ora nel pieno della bufera mediatica è in attesa di giudizio. Ma qual è la sua storia?

L’orsa è figlia di Joze e Jurka orsi catturati in Slovenia e portati in Trentino tra il 200 e il 2001, per il progetto Life ursus, finalizzato alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia.

La coppia ha dato vita a 20 cuccioli di cui due, JJ1 e JJ3, abbattuti uno nel 2006 e l’altro nel 2008 poiché ritenuti orsi problematici. Un altro fratello JJ2 invece è scomparso misteriosamente nel 2005, ma secondo gli studiosi finito in mano dei bracconieri.

Anche la madre Jurka era stata trasferita nel 2010 nel parco alternativo per orsi e lupi nella foresta nera poiché ritenuta anch’essa problematica.

Per Ispra e Muse l’inserimento di orsi, definiti problematici, in strutture apposite sarebbe fin troppo costoso e comporterebbe un danneggiamento della vita dello stesso animale che ha bisogno di ampi spazi. È per questo che l’abbattimento potrebbe reputarsi un’opzione necessaria.

Ora JJ4 è stata portata al Casteller e i suoi tre cuccioli abbandonati al loro destino nel bosco. Triste la vita degli orsi lì rinchiusi. Vivono in una gabbia di 12mq per orso, con nessuna possibilità di uscire se non per qualche ora al giorno. Sempre però circoscritti da tre strati di recinzione, tra cui uno di cemento alto più di tre metri e uno, il più interno, elettrificato per evitare l’evasione. Qui rinchiusa JJ4 rischia di impazzire per la separazione dai propri cuccioli e per la privazione della sua libertà che la portava a percorrere anche 50 o 60 km al giorno. Ma si può veramente attribuire la colpa agli orsi?

 Sono state evidenziate diverse carenze del progetto Life ursus. Come la non creazione di corridoi faunistici che avrebbero permesso alla popolazione ursina di espandersi su tutto l’arco alpino e quindi ridurre la possibilità di incontro con l’uomo, la mancanza di una campagna informativa per chi va nel bosco, il mancato posizionamento di bidoni anti-orso, la mancata attivazione di un approfondito sistema di monitoraggio della popolazione ursina.

Dunque, invece che creare progetti e proposte per cercare di conviverci consapevolmente, in Trentino si preferisce ancora abbattere e imprigionare gli orsi o addirittura programmare abbattimenti a tutto spiano ed esportazioni di 50-60 orsi.

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