Le grandi scoperte del 2023: sintesi di un anno di grande stupore

Mancano ancora poche ore e anche questo anno ce lo lasceremo alle spalle. Riuniti in famiglia o presi dai preparativi del Veglione, tutti e tutte, chi più e chi meno, ci ritagliamo un attimo, un soffio di fiato, per fare un bilancio di ciò che è stato e per sognare ciò che sarà.

E anche noi, per qualche riga ancora, ci fermeremo a riflettere su questo 2023, un anno pieno di eventi, che ci hanno sconvolto, sorpreso, a tratti stupito, per la velocità e intensità della loro portata.

Questo 2023, infatti, si è rivelato l’anno delle scoperte, di grandiose e rimarchevoli rivelazioni. E, quindi, perché perdere l’occasione di ripercorrerle tutte in queste sparute ore che ci separano dal 2024?

A pochi giorni dal primo brindisi, abbiamo subito scoperto che non serve cercare per trent’anni un boss latitante, ovunque nel globo terracqueo. Basta suonare al citofono sotto casa. E, scoperta delle scoperte, questo non si è rivelato un successo delle istituzioni, bensì una enorme sconfitta, dato che il soggetto in questione ha mangiato, bevuto, vegetato e si è curato per tutti questi anni a spese della comunità!

Abbiamo, ancora, scoperto che, nonostante lo sgomento e il dolore enorme per la morte in mare, a pochi passi dalla riva, di donne, uomini e bambini, c’è stato chi tranquillamente è riuscito a mettersi in tasca la coscienza, decidendo di festeggiare allegramente il compleanno, fra brindisi e karaoke; perché, in fondo, è proprio vero ciò che diceva De Andrè: “il dolore degli altri è dolore a metà”.

Abbiamo scoperto che la crisi climatica non è un’invenzione e le prove tangibili sono i disastri causati in Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana. Greta, quindi, aveva ragione!

Tra i personaggi pubblici che nel 2023 ci hanno lasciati, abbiamo scoperto che Michela Murgia mancherà di più, anche ai suoi più accesi detrattori, poiché nessun* intellettuale ha avuto il coraggio e il piglio critico di affrontare temi scomodi e sottaciuti come ha fatto lei, come lei ci ha insegnato a fare, lasciandoci sì un vuoto probabilmente incolmabile, ma anche una meravigliosa eredità di lotta e orgoglio civile.

Abbiamo scoperto, in un modo assolutamente strano e forse comico, che la guerra in Ucraina si è rivelata un fallimento, un disastro in termini di vite umane sacrificate; oggi, la popolazione civile vive quotidianamente un incubo, mentre si scava intorno la voragine del silenzio e dell’indifferenza del mondo.

Abbiamo anche scoperto che sono numerose le guerre nel mondo e, anche se ci fa paura dirlo, i genocidi che si consumano mentre noi affettiamo salumi e panettone; armeni e palestinesi continuano a morire sotto il peso di bombe e ideologie. Seppur è profondamente umano condannare tutte le guerre, continuiamo a tacere o far fazione.

Abbiamo scoperto, poi, la parola “patriarcato”. E sì, il patriarcato esiste ancora oggi e nella nostra società che si considera civilizzata. E no, non si tratta di una mera struttura familiare che si riflette nella società; il patriarcato sopravvive nonostante la norma sancisca l’eguaglianza di tutte le persone e lo si vede soprattutto in quella cultura che giudica le donne solo e soltanto per l’aspetto fisico o la moralità, che le esclude o le porta ad allontanarsi dai ruoli apicali, che le vede in funzione della maternità come contributo massimo alla società, quella cultura di sopraffazione e soggiogamento del femminile, delle relazioni e delle emozioni, considerate “robe da deboli”.

Abbiamo scoperto che il femminicidio non è una moda terminologica, ma un tragico reale rigurgito di quel patriarcato che, sul letto di morte, si ostina con violenza a sopravvivere e coloro che si agitano e si offendono alla denuncia della sua esistenza, sono parte autorevole del problema.

Abbiamo scoperto che sì, le donne nella società odierna possono realizzarsi in ogni ambiente lavorativo, eppure continuano ad essere vessate, molestate, stuprate, costrette a lasciare il lavoro se hanno figli o non viene loro dato il lavoro in quanto “portatrici sane” di gravidanze”. Possono svolgere qualsiasi lavoro o funzione, eppure il peso della famiglia è unicamente sulle loro spalle; difatti, il congedo parentale riguarda quasi esclusivamente la madre.

Abbiamo scoperto che le donne che denunciano non vengono sempre prese sul serio, molte volte lasciate sole dalla comunità o guardate con sospetto; poi, quando vengono uccise dai loro compagni o ex compagni, guarda un po’, quella comunità si stringe in massa attorno alla famiglia durante i funerali. Beh, a quel punto non serve più e non serve neanche a lavarsi la coscienza.

Abbiamo scoperto il valore, il coraggio e la tenacia di donne come Narges Mohammadi, ma quanto pesa al mondo quella poltrona vuota durante la cerimonia per l’assegnazione del Nobel per la Pace.

Abbiamo scoperto quante cose sciocche e inutili si possano fare per la Scuola, come la creazione del liceo Made in Italy (che poi aspettiamo ancora che ci spieghino cosa voglia dire) o l’obbligo del presepe (mah), quando le problematiche da affrontare sono più serie e riguardano l’edilizia, i fondi, il rilancio della cultura. Contrarre e accorpare gli istituti può essere un bel risparmio per le casse, ma un disastro per il futuro dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. E non serve a granché l’educazione alle relazioni, se poi la politica dà dimostrazioni di palesi discriminazioni di genere, creando le quote azzurre nei concorsi pubblici, come se gli uomini fossero una minoranza da tutelare!

Abbiamo scoperto che molti influencer possono essere un pessimo esempio per i/le giovani, ma certi personaggi che dichiarano che ragazzi e ragazze dovrebbero lavorare gratis neanche scherzano.

Insomma, è stato un 2023 ricco di grandi rivelazioni, a tratti sconvolgenti. Ora, sapremo farne tesoro nel 2024? Ci auguriamo di sì, ovviamente. Ma a poco serve affidare al vento le speranze. È necessaria, da ora in avanti, un’assunzione collettiva di responsabilità.

Buon Anno a tutti e tutte voi dalla Redazione de ilSottosopra.

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