Con gli occhi del bambino… di @Chiara Iannelli, Daniela Faleo, Sofia d’Alessandro, Martina delle Noci e Jasmine di Vito.

In un periodo così doloroso e difficile come quello che stiamo vivendo, ci siamo chiesti come i bambini percepiscano la guerra e con quali parole riescano a spiegarla ma soprattutto come aiutarli ad elaborare la paura legata a situazioni di atroce violenza.

È sbagliato pensare che i bambini non percepiscano abbastanza perché i loro gesti, i loro sguardi parlano la stessa “lingua” degli adulti. L’angoscia e la paura si abbattono democraticamente su tutti. I bambini però hanno una visione del modo totalmente diversa perché non ancora influenzati da correnti di pensiero, guardano al mondo con occhi imparziali e possono essere “maestri di vita” per gli adulti.

Si trovano ad affrontare contro la loro volontà, problemi troppo grandi per la loro età privata del gioco, dell’amicizia, della spensieratezza.

Come spiegare allora la guerra ai bambini?

La guerra andrebbe spiegata senza intaccare l’immaginario dei bambini; i bambini hanno bisogno di fantasia, di spensieratezza, di leggerezza, di risate e di abbracci.

Il bambino di 8 anni di Gaza che ha dichiarato un’intervista di voler diventare un miliziano per aiutare la sua gente, ricorda i moltissimi “bambini soldato” sparsi nel mondo:
Samira 15 anni, Karim 14 anni, Kala 12 anni, tutti privati dell’infanzia. Vittime trasformate in carnefici. Bambini che si affidano agli adulti credendo nella loro protezione. Per tutti il percorso riabilitativo sarà lungo e faticoso.

Sempre nella Striscia di Gaza sono state colpite due scuole dell’Unrwa (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi) che ospitavano famiglie sfollate”. È quanto afferma in una nota il Commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini.

“Ho assistito con puro orrore ai resoconti di un attacco alla scuola dell’Unrwa di al-Fakhoura trasformata in rifugio , nel nord di Gaza. È semplicemente crudele”, si legge nella nota, “le aule che ospitavano le famiglie sfollate sono state colpite e almeno 24 persone sarebbero state uccise durante l’attacco. All’epoca nella scuola c’erano fino a 7.000 persone. Questa è la seconda volta che questa scuola viene colpita. Il 4 novembre almeno 12 persone sono state uccise e 54 ferite”.

Noi abbiamo intervistato un padre di una bambina uccisa dai terroristi di Hamas  ponendogli alcune domande sulla cattura della figlia, sulle sue emozioni e pensieri sull’accaduto.

“Salve a tutti, oggi io e le mie colleghe affronteremo un argomento andato in onda su tutti i telegiornali, di cui si è parlato molto nell’ultimo periodo.

Emily Hand, una bambina di otto anni, figlia del signore che intervisteremo successivamente è stata uccisa  dai terroristi di Hamas.

Chiara:”Tom ci racconti com’è iniziata la tragica storia che racconteremo oggi in memoria di una povera vittima come Emily e di tutti gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani sacrificati per il volere di persone malvagie che hanno deciso e preso posizione sulla loro anima e sul loro destino ormai segnato.”

Tom(padre della vittima):” Ciao a tutti e grazie per avermi ospitato qui ad esporre la storia che ha cambiato la mia vita ed ha causato la morte di mia figlia, anima pura, innocente che ha dovuto subire delle ingiustizie.

La mia tenera e indifesa bimba, la sera prima del decesso, era andata a casa di una compagna di classe, per divertirsi insieme e dormire tranquillamente non potendo immaginare quello che sarebbe successo il mattino seguente.

Alle ore sette, la zona in cui la casa dell’amica si trovava, ci fu un assalto che ha causato 100 morti.

Il kibbutz è rimasto bloccato sotto il fuoco nemico per circa 12 ore, durante le quali non ho avuto informazioni sulla posizione o sul destino della bambina.

Quando hanno ricevuto delle novità, mi hanno chiamato e mi hanno detto: ‘Abbiamo trovato Emily. È morta’, e io ho risposto ‘sì!’, ho detto ‘sì’, e ho sorriso, perché quella era la migliore notizia tra le possibilità che conoscevo, ho detto  con voce tremante e in lacrime. L’alternativa era che fosse stata imprigionata e presa in ostaggio, e se conoscete qualcosa di ciò che fanno alle persone a Gaza sapete che è peggio della morte. Non hanno cibo. Non hanno acqua. Sarebbe stata in una stanza buia e terrorizzata ogni minuto, ora, giorno e possibile anni a venire. Quindi la morte era una benedizione. Una benedizione assoluta.

Ero felicissimo , preferivo avere una figlia morta che una figlia sofferente  e con traumi che l’avrebbero seguita per sempre.

Sofia:” Come cercherai di andare avanti dopo la tua perdita?”

Tom(padre della vittima): Non riuscirò mai ad andare avanti. Un vuoto che sarà sempre presente, sempre mancherà qualcosa con me ma mai dentro di me. Sarà incisa nel mio cuore , nei miei ricordi e nei miei futuri giorni che vivrò con la sua assenza.

Jasmine:” Cos’è la cosa che ti mancherà di più della tua figliola?”

Tom(padre della vittima): Sicuramente il suo sorriso. La luce sempre presente sul suo volto che anche se ormai venuta a mancare, rimarrà sempre impressa nella memoria di chi l’ha conosciuta, amata e rispettata.

Daniela:”Sappiamo che la madre di Emily, tua moglie è morta in un incidente stradale. Come l’hai superata e soprattutto chi ti ha dato la forza di continuare a vivere con la sua assenza, con la consapevolezza che mai tornerà da te?”

Tom(padre della vittima): “Inutile dire che la mia ancora, a cui mi sono aggrappato e che mi ha aiutato a trovare la forza per sorridere alla vita, per capire che mia moglie ormai non c’era piu’ ma che io dovevo continuare il mio percorso è stata Emily. L’unica felicità rimasta nella mia vita. Ora che lei non c’è piu’ mi aggrappo al fatto di voler parlare di lei, di raccontare la sua storia e le ingiustizie che ha subito.”

Martina:” Ti ringraziamo per la tua presenza e testimonianza  che hai portato qui, essendo una delle persone presenti nella guerra che sta causando moltissime morti e che racconta del suo dolore con la speranza che nessuno passerà e capirà la tua sofferenza.Tutti sono con te, con Emily e tua moglie. Le ricorderai per sempre, non solo tu ma anche noi perché grazie alla tua storia tutti saranno colpiti e capiranno l’importanza di essere in vita.

Tom (padre della vittima): Vi ringrazio, aiutatemi a far ricordare la tragedia subita da mia figlia. Arrivederci.

Lavoro svolto da : Chiara Iannelli, Daniela Faleo, Sofia d’Alessandro, Martina delle Noci e Jasmine di Vito.

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